E’ stato ipotizzato che i farmaci che antagonizzano il fattore di necrosi antitumorale ( TNF-alfa ) aumentino il rischio di malattia polmonare interstiziale, compresa la sua manifestazione più grave, la fibrosi polmonare.
E’stato condotto uno studio di coorte tra i pazienti affetti da malattie autoimmuni che erano membri del Kaiser Permanente Northern California, nel periodo 1998-2007.
Sono stati confrontati i nuovi utilizzatori di farmaci anti-TNF-alfa ai nuovi utilizzatori di terapie non-biologiche.
E’stato anche fatto un confronto testa-a-testa tra i farmaci anti-TNF-alfa.
Tra gli 8.417 soggetti inclusi nell'analisi, 38 ( 0.4% ) hanno ricevuto un codice diagnostico di malattia polmonare interstiziale entro la fine del periodo osservazionale, tra cui 23 soggetti su 4.200 ( 0.5% ) che hanno impiegato terapia anti-TNF-alfa durante lo studio di follow-up, e 15 su 5.423 ( 0.3% ) che hanno fatto uso solo di terapie non-biologiche.
Il tasso di incidenza standardizzato per età e sesso della malattia polmonare interstiziale, per 100 anni-persona, è stato pari a 0.21 per l'artrite reumatoide, e sensibilmente inferiore per altre malattie autoimmuni.
Rispetto all'uso di terapie non-biologiche, l'uso della terapia anti-TNF-alfa non è stata associata a una diagnosi di malattia polmonare interstiziale tra i pazienti con artrite reumatoide ( hazard ratio aggiustato, aHR=1.03 ), e neppure i confronti testa-a-testa tra i farmaci anti-TNF-alfa hanno mostrato importanti differenze nel rischio, sebbene il numero di casi disponibili per l'analisi fosse limitato.
Lo studio ha fornito la prova che rispetto a terapie non-biologiche, la terapia anti-TNF-alfa non aumenta il verificarsi di malattia polmonare interstiziale tra i pazienti con malattie autoimmuni. ( Xagena2013 )
Herrinton LJ et al, Pharmacoepidemiology and Drug Safety 2013; 22; 394-402
Reuma2013 Pneumo2013 Farma2013