La vasculite crioglobulinemica mista associata al virus dell'epatite C è una malattia autoimmune con una significativa morbidità e mortalità. Il coinvolgimento renale è stato associato ad un aumento della mortalità, e rappresenta la causa più comune di morte; questi dati sono stati ottenuti prima che fosse disponibile un trattamento antivirale efficace.
È stato svolto uno studio retrospettivo per studiare le cause di morte e i fattori predittivi in pazienti con crioglobulinemia mista associata al virus dell'epatite C ( HCV ), trattati con farmaci antivirali.
Sono stati esaminati i casi di 85 pazienti con vasculite crioglobulinemica mista associata al virus HCV, trattati in un unico Centro tra il 1990 e il 2006.
Sono stati confrontati 23 pazienti deceduti con 62 sopravvissuti.
La causa più comune di morte è stata l'infezione, pari al 34.7%, seguita da malattia epatica allo stadio finale nel 30.4% dei casi ( inclusi 4 pazienti con carcinoma epatocellulare ), e malattie cardiovascolari nel 17.4% dei pazienti.
Lo stadio finale della malattia renale ha rappresentato solo l’8.7% dei decessi, così come la vasculite del sistema nervoso centrale e le neoplasie non-epatiche.
L’aumento della mortalità è risultato fortemente associato al trattamento immunosoppressivo ( hazard ratio HR=6.51 ), a ulcere cutanee ( HR=5.37 ), e insufficienza renale ( HR=3.25 ).
Una diminuzione 2log10 della carica virale del virus dell’epatite C al terzo mese dopo l'inizio del trattamento antivirale è stata associata a ridotta mortalità ( HR=0.39 ).
In conclusione, mentre il coinvolgimento renale è ancora associato alla prognosi peggiore, i processi infettivi sono ora la causa più comune di morte nei casi di crioglobulinemia associata a virus dell’epatite C. Il trattamento immunosoppressivo è stato associato ad un aumentato rischio di morte, indipendentemente dalla gravità della malattia. La risposta al trattamento antivirale è risultata associata a un rischio di mortalità significativamente ridotto. ( Xagena2010 )
Landau DA et al, J Rheumatol 2010; 37: 615-621
Reuma2010 Inf2010