Dermatologi e reumatologi hanno mostrato differenze nell’uso della biopsia epatica di serie e dei test di funzionalità epatica per il monitoraggio del rischio di fibrosi epatica in una terapia a lungo termine con Metotrexato.
E’ stato condotto uno studio per valutare la prevalenza della fibrosi epatica nei pazienti sia con psoriasi che con artrite psoriasica durante terapia a base di Metotrexato a lungo termine.
Lo studio prospettico ha coinvolto di 54 pazienti con malattia psoriasica, sottoposti a biopsia epatica secondo le lineeguida di dermatologia riguardo al trattamento di lungo termine con Metotrexato e con una valutazione completa dei fattori di rischio.
In media la durata del trattamento con Metotrexato è stata di 6.9 anni, con una dose cumulativa media di 4396 mg.
Non ci sono stati casi di fibrosi in fase avanzata o di cirrosi, mentre 11 pazienti ( 22% ) ha presentato fibrosi lieve precoce.
La presenza di lievi cambiamenti, precoci, è risultata correlata al numero dei fattori di rischio che il paziente aveva per fibrosi epatica ( anche i fattori di rischio per la steatoepatite non-alcolica ).
Il peptide N-terminale del pro-collagene 3 ( PIIINP ) non è stato utile nell’artrite psoriasica e spesso era elevato, nonostante la biopsia epatica normale.
In conclusione, malgrado altri fattori di rischio per la steatoepatite non-alcolica, il monitoraggio della fibrosi epatica mediante funzionalità epatica e test secondo le lineeguida ACR come nell’artrite reumatoide appare sicuro nella psoriasi e nell’artrite psoriasica. La biopsia epatica dovrebbe essere considerata per valutare il fegato qualora i test di funzionalità epatica fossero persistentemente elevati. Il peptide N-terminale del pro-collagene 3 è fuorviante nell’artrite psoriasica attiva. ( Xagena Medicina )
Lindsay K et al, Rheumatology 2009; 48: 569-572
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