I livelli di vitamina D risultano spesso bassi in inverno nei pazienti con spondilite anchilosante, ma i livelli sono risultati paragonabili ai livelli sierici dei soggetti sani di controllo. Non è stata osservata correlazione con l'attività di malattia.
In uno studio, i livelli sierici di vitamina D di 203 pazienti con spondilite anchilosante e 120 controlli sani, residenti a Goteborg, in Svezia, sono stati misurati nel tardo inverno.
L'attività di malattia è stata valutata misurando la velocità di sedimentazione eritrocitaria ( VES ) e la proteina C-reattiva ( CRP ), e utilizzando diverse scale, tra cui ASDAS-CRP, BASDAI, BAS-G , BASFI e BASMI.
La calprotectina fecale è stata misurata da campioni di feci dei pazienti.
La progressione radiografica è stata valutata mediante la scala mSASSS.
La densità minerale ossea del collo del femore e della colonna lombare è stata misurata mediante assorbimetria a raggi X a doppia energia.
Circa il 50% dei pazienti con spondilite anchilosante aveva livelli sierici di vitamina D inferiori a 50 nmol/L, ma i risultati non differivano rispetto ai soggetti sani.
Nessuna associazione è stata osservata con i livelli di vitamina D e la calprotectina fecale, i sintomi gastrointestinali, l’attività di malattia, le fratture vertebrali, il punteggio alla scala mSASSS o la densità minerale ossea.
Secondo gli Autori i livelli di vitamina D più bassi nella spondilite anchilosante sono causati da una ridotta esposizione ai raggi UVB all’aperto.
Tuttavia, è indispensabile diagnosticare e trattare la carenza di vitamina D nella spondilite anchilosante dato l'aumentato rischio di fratture osteoporotiche associate alla malattia. ( Xagena2015 )
Fonte: EULAR Annual Meeting, 2015
Reuma2015 Endo2015